Negli ultimi anni a causa dell’aumento della vita media, del numero di protesi impiantate e delle richieste funzionali dei pazienti sottoposti agli interventi protesici, si è assistito a un notevole incremento di persone che si presentano per problemi riguardanti le protesi e che quindi necessitano di una chirurgia di revisione.

I motivi di fallimento delle protesi e quindi della necessità di una revisione sono svariati:

  • Usura e mobilizzazione delle componenti protesiche

    Dopo diversi anni, la naturale usura dei materiali provoca il rilascio di detriti. Essi innescano un processo immunologico che determina l’allentamento della protesi dall’osso e la mobilizzazione dell’impianto (ossia il movimento tra le superfici) che causa spesso la perdita di sostanza ossea e la migrazione delle componenti protesiche.

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  • Fratture periprotesiche

    Un trauma, più frequentemente da caduta, in presenza di una protesi può costituire un problema grave. La rigidità e il modulo di elasticità differenti di osso e protesi, determinano una distribuzione degli sforzi non armonica, aumentando sensibilmente il rischio di frattura. Il trattamento è particolarmente complesso, non solo per la presenza della protesi che limita l’utilizzo dei comuni mezzi di sintesi, ma anche per la scarsa qualità dell’osso.

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  • Lussazioni

    Il disaccoppiamento dell’articolazione protesica (nella maggiorate dei casi dell’anca) è un’altra causa importante di revisione. Le lussazioni possono avvenire nel periodo postoperatorio immediato per un malposizionamento delle componenti o per movimenti estremi compiuti dal paziente, ovvero a distanza di anni per la perdita di muscolatura e tonicità o per la migrazione delle componenti dovute alla loro mobilizzazione. A volte, ridotta la lussazione, è sufficiente mantenere un apposito tutore e successivamente tonificare la muscolatura per risolvere il problema. Tuttavia, nel caso in cui le lussazioni diventino frequenti o siano dovute a un malposizionamento delle componenti, sarà necessario revisionare l’impianto utilizzando eventuali soluzioni chirurgiche e protesi particolari.

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  • Infezioni

    Esse costituiscono probabilmente il motivo più grave di una revisione. Possono essere precoci (dovute a una contaminazione intraoperatoria) oppure tardive, causate da una infezione proveniente da altri siti (es. dentale, del tratto urinario o gastroenterico). E’, pertanto, fondamentale che il paziente si sottoponga a una profilassi antibiotica specifica (su indicazione del chirurgo ortopedico) per qualsiasi procedura invasiva (soprattutto dentale) e che non trascuri qualsiasi sintomo infettivo locale o generale.

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    Per ridurre al minimo il rischio di una revisione o per renderla meno complicata è fondamentale che il paziente non minimizzi alcun sintomo che riguarda l’articolazione protesizzata (dolore, diminuzione del movimento, sensazioni di instabilità, ecc.) e che si sottoponga almeno ogni 2 anni a una radiografia e a una visita di controllo presso lo specialista di fiducia.

    La chirurgia di revisione è certamente più complicata e più rischiosa rispetto a quella di primo impianto; è pertanto necessario che il paziente si rivolga a strutture e a professionisti competenti.

    Sebbene la vita media di una protesi sia comunque limitata (circa 15-20 anni secondo le ultime statistiche), tuttavia esistono alcuni fattori che il paziente può controllare per contribuire a far durare più a lungo l’impianto:

    • mantenere il peso corporeo in un range di normalità; l’obesità infatti, a causa del carico eccessivo che l’articolazione deve sopportare, può determinare una mobilizzazione precoce della protesi
    • mantenere una buona tonicità dei muscoli. Esercizi di stretching e rinforzo muscolare aiutano a mantenere l’articolazione in un buono stato riducendo il carico su di essa e aumentandone la performance
    • evitare il sovraccarico articolare. Sport e attività ad alto impatto e che impongono il salto e la corsa (sebbene possibili) possono danneggiare o indebolire l’articolazione protesizzata e aumentarne l’usura. Sono, peraltro, incentivate attività non impattanti come la camminata, la bicicletta e il nuoto che contribuiscono a mantenere un buon tonotrofismo muscolare.
    • sottoporsi a controlli seriati all’incirca ogni 2 anni (se non diversamente indicato) e non sottovalutare alcun sintomo negativo a carico dell’articolazione protesizzata (soprattutto il dolore)
    • affidarsi per il primo intervento di protesizzazione a un chirurgo esperto specializzato in tale procedura e in un centro in cui si esegue un elevato numero di protesi articolari per garantire il miglior risultato e ridurre al minimo il rischio di complicanze.